Identificazione
“ L’identificazione è il processo psichico con cui si fa propria e si ritiene di possedere una determinata identità”. Siamo costantemente identificati: in ruoli, modi di essere, che caratterizzano e sono ritenute parti essenziali della propria individualità. È possibile fondare la propria identità: su un ruolo sociale, un legame affettivo o un aspetto fisico. L’identificazione per se non ha connotazioni positive o negative, non è un indicatore di salute o malessere. La rigidità di un’identificazione può dare indicazioni su quanto possa essere poco “sana”. Nel processo di crescita si alternano molteplici identificazioni, funzionali e necessarie per un determinato periodo, ma in conseguenza della maturazione e dei cambiamenti, cui si deve normalmente fare corso, occorre abbandonare le passate identificazioni e dare spazio a identificazioni maggiormente adattive e funzionali. La perdita di un’identificazione può generare delle vere e proprie crisi. Più è intensa l’ansia o l’angoscia legata alla perdita di un ruolo, affetto: tanto maggiore è l’identificazione. Alcune identificazioni possono perdurare nel tempo divenendo quasi caratterizzanti dell’individuo. Il grado di coinvolgimento e l’intensità emotiva con cui sono vissuti gli eventi, mostra le identificazioni su cui maggiormente ci si aggrappa per dare senso all’esistenza. Scoprire in sé un’identificazione in un ruolo, solo per fare un esempio, è una conquista, infatti, le identificazioni in noi presenti sono mobilitate inconsciamente. L’esercitare un dato ruolo non implica necessariamente una identificazione, ma il protrarsi di un’identificazione in un ruolo e il fondare la propria identità su quel ruolo conduce a identificazioni forti e può trasformare il semplice ruolo in una sub personalità. Le sub personalità sono uno dei concetti fondamentali della Psicosintesi di Assagioli. Assagioli considera la nostra psiche composta da elementi contrastanti e mutevoli e le varie: “sub personalità costituiscono il repertorio di ruoli e parti da recitare con cui rappresentiamo la commedia, della nostra vita”. Alcune sub personalità sono comuni praticamente a tutti il grado di identificazione con i ruoli di figlio, genitore è sempre elevato. Le sub personalità hanno una propria vita e quando si è identificati in una di esse, pervadono l’Io.
Disidentificazione
Assagioli afferma: “Noi siamo dominati da tutto ciò con cui il nostro Io si identifica. Noi possiamo dominare, dirigere e utilizzare tutto ciò da cui ci disidentifichiamo”. Quando si è identificati in un ruolo o in una sub personalità, il campo della nostra coscienza è occupato dai contenuti del ruolo o sub personalità. Disidentificarsi è l’opposto della identificazione. Disidentificarsi implica prendere distanza da aspetti, ruoli e comportamenti mutevoli e “non essenziali per l’identità”. Disidentificandosi dai molteplici contenuti che affollano la coscienza diviene possibile porre spazio tra sé e i contenuti. Acquisendo distanza, accresce la possibilità di comprendere gli eventi, riconoscere i vissuti e i propri atteggiamenti, dandoci la possibilità di una maggiore gestione degli stessi. L’incremento della consapevolezza comporta maggiore libertà dai contenuti, potendo riconoscere i bisogni che ad esempio sono sottesi ad una sub personalità. Assagioli riteneva che la scoperta dell’Io, o auto-coscienza è implicita alla coscienza umana; l’unico modo per giungere ad una chiara auto coscienza è la disidentificazione dai contenuti mutevoli della coscienza. L’obiettivo proposto da Assagioli è di identificarsi con la coscienza stessa, sentendo di essere una coscienza: un Io stabile nel fluire dei contenuti. A tale scopo Assagioli ideo l’esercizio di “Autoidentificazione”.
Esercizio di Autoidentificazione
Assagioli notò che solitamente si è legati ad una funzione predominante e al un ruolo predominante che svolgiamo nella vita. Ad esempio alcune persone si identificano nel loro corpo e si raccontano in termini di sensazioni, come se loro fossero il proprio corpo. Lo stesso avviene per i sentimenti, alcuni ritengono i propri sentimenti la parte centrale della propria esistenza a scapito della cognizione, magari. Altri sono focalizzati sulla mente, ritenendo emozioni e sensazioni poco importanti e possono non esserne pienamente consapevoli. Il disincagliarsi da vecchie identificazioni è un processo che può coinvolgere tutta la personalità e può produrre una nuova identità in uno stato superiore dell’essere. Il processo di autoidentificazione può avvenire, anche senza una reale comprensione degli avvenimenti, anzi contro la propria volontà. Sebbene l’accettazione del processo e la volontà di perseguirlo agevola lo svolgersi del processo. Attraverso l’esercizio di autoidentificazione si può giungere alla libertà di scelta: scegliendo di potere identificarsi o disidentificarsi da aspetti della nostra personalità: potendo cosi dominare e dirigere le molteplici sfaccettature del proprio essere in una sintesi armonica. L’esercizio di auto identificazione consente di percepire le nostre potenzialità, in quanto chi svolge l’esercizio ha sempre il punto di vista dell’osservatore, sottolineando che l’osservatore non è ciò che osserva. Ricordando che la nostra vera identità e fondata dall’Io il quale e altro che i semplici contenuti che affollano la coscienza: sia emozioni, pensieri o sensazioni. Alla persona che svolge l’esercizio è chiesto di mettersi in una posizione comoda e rilassata, di respirare lentamente e poi ripetere lentamente: “Io ho un corpo ma non sono un corpo. Il mio corpo si può trovare in varie situazioni di salute o di malattia, può essere riposato o stanco, ma non ha niente a che fare con me stesso, con il mio vero Io. Io valuto il mio corpo un prezioso strumento di azione e di esperienza nel mondo esterno, ma è solo uno strumento. Lo tratto bene, cerco di tenerlo in buona salute ma non è me stesso. Io ho un corpo, ma non sono il mio corpo”. Si prosegue rivolgendo la propria attenzione alle emozione. “Io ho delle emozioni, ma non sono le mie emozioni. Le mie emozioni sono varie, mutevoli, e a volte contraddittorie. Possono passare dall’amore all’odio, dalla calma all’ira, dalla gioia al dolore, e tuttavia la mia essenza - la mia vera natura – non cambia, “io” rimango. Sebbene un’ondata d’ira possa temporaneamente sommergermi, so che col tempo passerà; dunque io non sono questi’ira. Poiché posso osservare e comprendere le mie emozioni e poi imparare gradualmente a dirigerle, utilizzarle e integrarle armoniosamente, è chiaro che esse non sono me stesso. Io ho delle emozioni, ma non sono le mie emozioni”. Finita questa parte sull’emozioni si prosegue l’esercizio sulla mente. “Io ho una mente ma non sono la mia mente. La mia mente è un prezioso strumento di ricerca e di espressione, ma non è l’essenza del mio essere. I suoi contenuti cambiano continuamente mentre essa abbraccia nuove idee, conoscenza ed esperienza. A volte si rifiuta di ubbidirmi. Non può dunque essere me stesso. È un organo di conoscenza sia per il mondo esterno che per il mondo interno, ma non è me stesso. Io ho una buona mente, ma non sono la mia mente”. La fase successiva è dell’ autoidentificazione: “ Dopo aver disidentificato me stesso, l’Io, dai contenuti della coscienza, quali le sensazioni, le emozioni, i pensieri, riconosco ed affermo di essere un centro di pura autocoscienza. Io sono un centro di volontà capace di osservare dirigere ed usare tutti i miei processi psicologici ed il mio corpo fisico”. Con il ripetersi dell’esercizio e riuscendo ad ottenere lo specifico stato di coscienza: in cui si ha consapevolezza della propria autocoscienza, raccomanda Assagioli, è essenziale basare la propria attenzione alla fase di autoidentificazione. “Allora io che cosa sono? Che cosa rimane quando mi sono disidentificato dal mio corpo, dalle mie sensazioni, sentimenti, desideri, mente, e azioni? L’essenza di me stesso: un centro di pura autocoscienza. Il fattore permanente nel flusso mutevole della mia vita professionale. È questo che mi dà il senso di essere, di permanenza, di equilibrio interiore. Io affermo la mia identità con questo centro e ne riconosco la permanenza e l’energia”. L’esercizio di disentificazione può essere adattato a ad altri aspetti della personalità: quali le sub personalità e i ruoli. Carmine Casale
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