top of page
  • Immagine del redattoreDott. Carmine Casale

La suggestione e le masse


La massa come il singolo individuo è soggetto a fenomeni di suggestione.

Freud affermò che la contrapposizione tra psicologia dell’individuo e della massa non è poi cosi netta.

Nella vita dell’uomo l’altro rappresenta un modello, un oggetto o un nemico, la psicologia dell’individuo è anche una sorta di psicologia sociale.

La psicologia collettiva esamina l’individuo in quanto membro di una casta, di una dinastia, classe sociale o semplicemente in quanto elemento di una moltitudine che a un certo punto e in vista di un determinato fine si è organizzata in una collettività.

Le Bon crede che una moltitudine di persone non basta a formare una folla.

In alcune circostanze un gran numero di uomini inizia a mostrare dei caratteri nuovi, diversi da quelli che contraddistinguono gli individui che compongono l’agglomerato.

La personalità cosciente svanisce e i sentimenti, le idee di tutti gli elementi della folla iniziano a essere orientati in una stessa direzione.

Si forma un’anima collettiva, passeggera, ma con caratteristiche precise.

La collettività diviene una folla organizzata o folla psicologica, essa forma un solo essere e segue le regole dell’unità mentale delle folle.

Una folla psicologica è composta d’individui, anche non vicini tra loro, con un comune orientamento di sentimenti e di pensieri e un abbassamento della propria personalità cosciente.

Nell'aggregato che costituisce una folla, non esiste somma o media degli elementi, ma combinazioni e creazione di nuovi caratteri.

I meccanismi che regolano le funzioni di una folla psicologica sono quasi interamente inconsce, alcuni sono ereditari, come nelle folle contraddistinte dall’etnia.

Nella folla l’eterogeneo è sommerso dall’omogeneo e le qualità inconsce dominano.

Le cause che conducono al venire meno del raziocinio e all’emergere di caratteristiche specifiche della folla sono varie.

Il numero consistente di persone che costituente una folla: emana un certo senso di potenza che consente ai membri di cedere agli istinti.

Inoltre la folla immerge i suoi costituenti di anonimato, di conseguenza tutti gli elementi della folla sono resi ‘irresponsabili’, il senso di responsabilità che permea i singoli elementi decade.

Tra gli individui della folle aleggia una sorta di contagio reciproco.

Nelle folle ogni sentimento, ogni atto è contagioso, al punto da potere sacrificare il proprio interesse al collettivo.

Un terzo fattore che concorre alla formazione della folla psicologica e la suggestionabilità, quasi ipnotica.

La suggestionabilità ha un ruolo primario nella psicologia delle folle e lo stesso fenomeno del contagio è legato all’effetto della suggestione.

Nella folla il grado di suggestionabilità degli individui è elevato, dato il ridotto senso di criticità.

L’individuo inserito all’interno di una folla in fermento: subendone l’influsso cade in uno stato particolare, simile allo stato di fascinazione dell’ipnotizzato.

La personalità del singolo individuo viene a cadere, come la volontà e la capacità di giudizio, i sentimenti dell’individuo e i pensieri sono orientati dalla folla.

Nella folla in conseguenza dell’annullamento della personalità cosciente dei singoli individui e per il predominio della personalità inconscia, tramite il fenomeno della suggestione e del contagio d’idee e d’emozioni: si assiste alla tendenza a trasformare immediatamente in atti le idee o emozioni suggerite.

Le Bon scrisse: “L’individuo della folla è un granello di sabbia in mezzo ad altri granelli di sabbia che il vento solleva a suo capriccio”.

La folla è facilmente impressionabile da immagini e parole.

Le immagini evocate nella folla sono considerate come realtà.

Le immagini sono la base del pensiero delle folle, un’immagine evocata in una folla a sua volta ne evoca essa stessa altre che non sembrano avere alcun nesso tra di loro.

La folla pensa per immagini, e per tanto sono impressionabili dalle immagini, fino a far prevalere l’irreale sul reale.

Tanto più le immagini sono precise e semplici, libere da interpretazioni accessorie, tanto più hanno possibilità di influenzare le folle.

Le parole stesse possono impressionare le folle, grazie alle immagini che esse riescono ad evocare, prescindendo dal loro significato reale.

Le parole possono essere usate come formule capaci di evocare immagini.

Le parole che sembrano evocare maggiormente delle immagini sono quelle i cui significati sono meno definiti, per lo più parole astratte.

Parole che hanno già evocato delle immagini possono logorarsi e perdere il loro potere di evocazione, diventano quasi dei suoni vani.

Il significato delle parole è abbastanza stabile nel tempo, ma le immagini che possono evocare o il senso che è loro attribuito cambia continuamente.

I sentimenti suscitati dalle immagini hanno la tendenza a trasformarsi in azioni.

La formazione di una folla psicologica non è legata al numero d’individui, anche solo pochi individui possono costituire una folla.

I sentimenti nelle folle, buoni o cattivi che siano, presentano una duplice caratteristica: sono spesso semplici e molto forti.

Nelle folle l’esasperazione di un sentimento è fortificata dal propagarsi velocemente per contagio e suggestione: l’approvazione di cui diventa oggetto né accresce la loro forza.

In Psicologia delle masse e analisi dell’Io Freud inizia la sua disamina sulle masse prendendo spunto dagli scritti di Le Bon.

In accordo con le ipotesi sulla folla psicologica, Freud riteneva che gli individui immersi in una folla siano fusi in un’unità, qualcosa unisce gli individui, questo senso di unità è la caratterizzante delle folle.

Gli effetti della folla sull’individuo sono evidenti, Le Bon e Freud ritengono che l’azione delle folle sull’individuo abbia la propria base su meccanismi inconsci.

Le Bon scrisse: “Le nostre azioni coscienti derivano da un substrato inconscio, formato da influenze ereditarie, questo substrato racchiude gli innumerevoli residui ancestrali che costituiscono l’anima della razza. Dietro alle cause manifeste dei nostri atti, si sono cause segrete, a noi ignote. La maggior parte delle nostre azioni quotidiane sono l’effetto di motivi reconditi che ci sfuggono”.

Nella moltitudine le acquisizioni personali e la personalità dell’individuo scompaiono e il patrimonio inconscio assume posizione primaria: l’eterogeneo si fonde all’omogeneo.

Freud ritiene che l’individuo posto in una folla sia inserito in condizioni tali da consentirgli il rallentamento della repressione delle sue tendenze inconsce.

Le nuove tendenze che l’individuo presenta nella folla sono l’espressione dell’inconscio, in cui sono concentrate tutte le tendenze umane crudeli o no.

Le Bon considera lo stato di un individuo inserito in una collettività simile allo stato ipnotico, considerando la suggestione e il contagio i due fattori che rendono possibili le trasformazioni dell’individuo.

Un individuo immerso in una folla cade, sotto gli influssi stessi dello stare in una folla, in uno stato particolare, simile a quello dell’ipnotizzato nelle mani dell’ipnotizzatore.

L’individuo diviene molto sensibile alle suggestioni che provengano dall’ambiente circostante e per mezzo del contagio si diffonde e rafforza.

Secondo Le Bon l’influenza della suggestione porterà l’individuo a compiere atti e gesti a lui inusuali, anche con grande veemenza.

Freud non condivide pienamente la concezione di Le Bon sullo stato ipnotico che si genera nella folla, ma puntualizza come sia possibile discernere con maggiore precisione la suggestione e il contagio.

Freud non considera la suggestione diretta conseguenza dello stato ipnotico interno alle folle.

Il contagio è ascrivibile all’azione reciproca che i membri della collettività esercitano gli uni sugli altri.

Freud considera in stretta relazione il concetto di folla psicologica e la vita psicologica di primitivi e di bambini.

La massa è impulsiva, gli impulsi cui essa obbedisce possono essere nobili o no, ma sono sempre impetuosi.

I desideri delle folle sono forti e intensi, ma hanno breve durata, le folle sono incapaci di volontà persistenti.

I desideri vissuti dalle folle cercano l’immediata realizzazione, le folle sentono una sensazione d’onnipotenza, gli individui immersi in una folla non hanno la nozione dell’impossibile.

La folla è influenzabile, manca di senso critico, pensa per immagini che si richiamano le une alle altre per associazione, come negli stati in cui l’individuo dà libero corso alla propria immaginazione, senza che un’istanza relazionale intervenga a giudicare sulla loro conformità alla realtà.

I sentimenti delle folle sono sempre semplici e non conoscono né il dubbio né l’incertezza, basta un accenno di sospetto per trasformare il giudizio su una situazione nel suo opposto, le folle giungono subito agli estremi: una semplice antipatia diviene odio feroce.

La concezione della folla proposta da Freud non è molto dissimile da ciò che ha descritto Le Bon.

Per Freud la folla è influenzata solo da eccitazioni esasperate, le argomentazioni logiche non hanno presa su di essa, invece hanno una grande influenza immagini colorite e ripetute incessantemente.

Sotto l’influenza della suggestione, le folle sono capaci nello stesso tempo di disinteresse, rassegnazione o cieca devozione ad un ideale.

Freud rileva come l’anima delle folle sia identificata con la mente dei primitivi.

Come l’immagine anche le parole hanno il potere di impressionare l’anima delle folle: “La ragione e la logica non possono niente contro certe parole e certe formule. Queste sono pronunciate con devozione davanti alla folla; ed ecco che improvvisamente i volti divengono rispettosi e le fronti si chinano. Molti le considerano forze della natura, potenze sovrannaturali. Le folle non hanno il desiderio di conoscere la verità, chiedono illusioni”.

L’irreale agisce sulle folle con la stessa forza del reale.

Le osservazioni di Le Bon e Sighele sulle folle si riferiscono a raggruppamenti transitori che si formano per associazione di un certo numero d’individui raggruppatesi per un interesse comune.

McDougall nota come nelle folle non strutturate il fattore organizzazione è limitato.

La folla descritta da Le Bon è un gruppo privo di organizzazione o solo con qualche accenno di strutturazione.

Una folla non può tuttavia formarsi e sussistere senza un principio minimo di organizzazione, anche solo accenni semplici e rudimentali di organizzazione sono indispensabili, affinché possa costituirsi la folla.

La formazione di una folla psicologica tra individui riuniti in una massa è legata a una base comune tra gli individui.

L’interesse di più persone verso una stessa metà, risultato o particolari avvenimenti, che abbiano qualcosa in comune tra loro e possano influenzarsi l’uno con l’altro provando la stessa emozione di fronte ad una determinata situazione è ciò che può creare una folla psicologica.

Tanto più l’omogeneità mentale tra gli individui è forte, tanto maggiori sono le possibilità che gli individui formino un gruppo psicologico, con un’anima collettiva.

Uno dei fattori principali per la formazione di una folla psicologica, se non il principale, è l’intensificazione e l’esaltazione dell’emotività negli individui che la compongono.

McDougall ritiene che non ci siano altre condizioni in cui i sentimenti umani raggiungano un’intensità pari a quella che si percepisce negli uomini appartenenti a un gruppo; i membri del gruppo provano una sensazione piacevolissima nell’abbandonarsi e fondendosi al gruppo, perdendo il senso dei loro limiti individuali.

McDougall ritiene che un individuo è assorbito dal gruppo attraverso l’induzione diretta delle emozioni, effetto della reazione simpatica affettiva, per Freud una sorta di contagio affettivo.

Il contagio affettivo è tanto più intenso quanto più grande è il numero di persone nelle quali è sentita la stessa emozione.

Il contagio affettivo è un fenomeno automatico, l’individuo che percepisce i segni che si possono percepire in uno stato affettivo è quasi soggiogato da essi e spinto all’azione che questi segni esprimono.

L’individuo diviene incapace di conservare un atteggiamento critico e si lascia prendere dall’emozione stessa, propagando a loro volta l’eccitamento e l’emozione provata agli altri membri del gruppo, così la carica affettiva degli individui s’intensifica per induzione reciproca.

Più sono semplici le emozioni, maggiore potrà essere la facilità con cui si diffondono, cosi l’individuo sentendo una potenza illimitata è costretto ad imitare e armonizzarsi con gli altri.

La folla psicologica sostituisce per l’individuo ‘il complesso della società umana’, ossia l’incarnazione dell’autorità di cui temere i castighi e per la quale ci si impone limiti e restrizioni.

Nell’obbedienza alla nuova autorità, tace la voce della coscienza, le cui proibizioni e divieti potrebbero impedire all’individuo di godere i vantaggi edonistici che può ritrovare dall’appartenenza al gruppo.

McDougall osservò che le intelligenze inferiori attirano al loro livello le superiori, quest’ultime sono ostacolate nella loro attività mentale a causa della crescente affettività che sfavorisce il lavoro intellettuale.

Gli individui intimiditi dal gruppo sono ostacolati nello svolgimento del proprio raziocinio, inoltre il senso di responsabilità personale è diminuito dalla sola appartenenza al gruppo.

Queste condizioni portano alla sospensione delle proprie inibizioni e alla rinuncia di quanto c’è d’individuale e di particolare nella propria individualità.

Vari autori ritengono che nella formazione di una folla psicologica la suggestione sia uno dei fattori che esercita maggiore effetto sugli individui.

Tarde parla d’imitazione, molto simile alla suggestione del resto, Le Bon afferma che tra i fattori principali che contribuiscono al sorgere della folla ci siano la suggestione tra gli individui del gruppo e quella del capo.

McDougall spiega il comportamento del gruppo con l’induzione affettiva primaria, ma analizzando a fondo tale fenomeno Freud ritiene che alla base ci siano l’imitazione e il contagio, riconducibili alla suggestione.

La tendenza a imitare lo stato affettivo di una persona con cui siamo in contatto è esperienza risaputa e comune.

L’influenza suggestiva del gruppo può indurre un individuo ad obbedire alla tendenza ad imitare, così da fare proprio quello stato affettivo e subirne la prepotenza.

Freud affermò che la suggestionabilità sembrerebbe essere considera da vari autori un fenomeno primitivo e irriducibile della vita psichica.

Al concetto di suggestione Freud sostituì il concetto di libido e inizio ad applicare la teoria della libido anche per le masse, distanziandosi dal concetto di suggestione.

Freud riteneva che il termine suggestione sia sempre più utilizzato, senza una precisa delimitazione, ciò porto a ritenere che qualsiasi influsso esperito da una persona senza una spiegazione logica sia causato dalla suggestione.

La libido è un termine preso dalla teoria dell’affettività, Freud con libido intende una grandezza quantitativa, più che qualitativa e difficilmente misurabile.

Il termine libido deriva dal latino e significa: desiderio o brama.

Laplanche ritiene difficile dare una definizione univoca del concetto di libido.

Il concetto di libido ha subito diverse evoluzioni nella formulazione della teoria della pulsione.

Alcuni punti del concetto di libido sono rimasti invariati nelle evoluzioni della teoria di Freud.

Dal punto di vista qualitativo la libido è non riducibile a un’energia mentale non specificata, infatti, può essere considerata de sessualizzata, specialmente negli investimenti narcisistici, quando si rinuncia alla meta specificatamente sessuale.

La libido non ricopre tutto il campo pulsionale, in una prima concezione essa si oppone alle pulsioni di autoconservazione, successivamente le pulsioni di autoconservazione sono considerate di natura libidica; la libido sarà poi considerata in contrapposizione alle pulsioni di morte.

La libido è maggiormente un concetto quantitativo: “Adatta a misurare processi e conversioni nel campo dell’eccitamento sessuale: la produzione, l’aumento, la diminuzione, la suddivisione e lo spostamento della libido possono offrire le possibili spiegazioni dei fenomeni psicosessuali”.

Freud considera la libido come facente parte della teoria dell’affettività, in relazione all’energia delle pulsioni e attinente a ciò che può essere riferito alla parola ‘amore o Eros’.

L’amore ha vari aspetti e modi di espressione: l’amore per se stessi, il partner, genitori o amici, solo per citarne alcuni.

La psicoanalisi considera tutti i tipi di amore come tendenze sessuali.

Freud considera che alla base dell’anima collettiva ci siano dei rapporti amorosi, o legami affettivi.

Freud ritiene che dietro il concetto di suggestione espresso da Le Bon per chiarire la formazione della folla psicologica ci siano dei rapporti affettivi.

Un gruppo per essere tenuto insieme ha bisogno di energie o forze che fungano da collante, tale forza potrebbe essere l’Eros.

In fondo quando un individuo unito ad un gruppo rinuncia a quanto ha di personale e di particolare e si lascia suggestionare dagli altri, sembra faccia le sue rinunce perché sente il bisogno di essere d’accordo, invece che in contrasto con il resto del gruppo, dunque egli potrebbe farlo per amore degli altri.

629 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

PAZIENZA

bottom of page