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Immagine del redattoreDott. Carmine Casale

La relazione terapeutica in Psicosintesi

Le ricerche degli ultimi anni sulla psicoterapia hanno indirizzato l’attenzione sul contesto relazionale e intersoggettivo del processo terapeutico . L’incontro terapeutico in psicosintesi e l’oggetto del processo psicosintetico è nell’incontro tra Sé personali. Assagioli indica che nell’incontro con il paziente e nel relazionarsi ad esso occorre vederlo come un Sé in via di espressione. L’entrare in contatto con il Sé dell’uomo è l’opportunità di contattare il potenziale sano di ogni individuo stimolando la sua parte migliore come possibile centro di consapevolezza e volontà: ‘cercando la sua essenza: riconoscendolo, salutandolo e affermandolo. L’entrare in contatto con l’altro come Sé e ciò che contraddistingue la relazione terapeutica in psicosintesi. Antonio Tallerini distingue tra relazione terapeutica e rapporto terapeutico. Il rapporto terapeutico si sviluppa in orizzontalità, mentre la relazione si sviluppa in verticalità, intendendo ipotizzare una sopra elevazione dal setting e quindi una tridimensionalità del rapporto terapeutico, ossia: ‘l’esperienza di un centro unificatore elevato che possa permettere al terapeuta e al paziente di osservarsi, dominare e dirigere le energie che si sviluppano nella relazione oltre le limitanti maschere’. Il rapporto terapeutico comprende anche delle regole precise, esplicitate nel contratto terapeutico. Il chiarire regole e condotte che contraddistinguono il rapporto terapeutico rende il legame oggettivo e lo definisce. L’adesione e il riconoscimento di ruoli e regole perseguendo scopi aderenti la realtà sono i requisiti necessari per lo svolgimento del lavoro terapeutico. Antonio Tallerini specifica: “Il rapporto si sviluppa in orizzontalità e la relazione si realizza nella verticalità. Il primo in una dinamica tra diritto dell’Io-centro di coscienza e le funzioni periferiche della struttura di personalità; il secondo quale risultante reale e sintesi parziale fra costante processo di autoformazione del terapeuta e processo dinamico di cambiamento evolutivo o terapeutico del paziente che si lascia magnetizzare dagli aspetti supercoscienti della personalità, andando oltre i riduttivi condizionamenti indotti da strutture energetiche arcaiche”. Assagioli specifica che la visone psicosintetica della relazione terapeutica: ‘è cosciente e pianificata ricre-azione della personalità mediante la cooperazione e l’azione comune del paziente e dello psicoterapeuta’. La dinamica psicosintetica della relazione non riguarda solo il paziente: il cambiamento evolutivo del paziente portato avanti dal terapeuta, quale guida e coordinatore del lavoro di analisi e sintesi conduce ad un processo di trasformazione il terapeuta stesso. Il terapeuta psicosintetista non punta nel suo lavoro a preconcette e rassicuranti risposte, dà rilievo allo sforzo, concentrandosi sulla variabilità dell’essere umano: prende atto della complessità umana. Assagioli ammonisce che nessuna crescita è reale se limitata all’ambito individuale, sane relazioni interpersonali sono stimolo per l’evoluzione personale. Non esiste terapia funzionale che non sia frutto di autentica e sincera interazione creativa nella relazione con un soggetto sofferente, capace di cogliere gli aspetti di personalità migliori nella sua espressione e superiori trans personali, dando l’opportunità all’interno della cornice relazionale di prendere consapevolezza degli aspetti negativi, iniziando a considerare l’esperienza di sofferenza momento dello sviluppo evolutivo, un passaggio necessario e un’occasione per sanificare. La dialettica dello sviluppo non prosegue verso certezze, ma sintesi parziali. Lo svolgere di una terapia psicosintetica prevede fasi analitiche, come suggerito da Assagioli attraverso analisi frazionate. Con analisi frazionata si analizzano e si portano alla coscienza soltanto gli aspetti che l’Io riesce a sopportare e ad utilizzare in quel preciso momento. Il soggetto analizza la propria vita emotiva e mentale, ciò consente la possibilità di distanziare il soggetto osservante, il Sé, dagli “oggetti osservati”. Distanziandosi dagli oggetti osservati si crea l’occasione di una sintesi della personalità in un punto più centrato. Attraverso l’analisi, la presa di conoscenza e superamento, opera la sintesi: ossia auto identificazione, maggiore centratura con il proprio Io. È un procedere dal centro alla periferia e dalla periferia al centro in un continuo scambio e movimento energetico. Tale scambio e movimento anima la relazione terapeutica, rendendola spazio vitale da cui trarre influssi : il terapeuta per lo svolgere della propria auto formazione, il paziente per animare l’impulso progressivo evolutivo che conduce ad una maggiore armonizzazione della personalità. La concezione integrale e dinamica propria della psicosintesi, bio-psico-spirituale, identifica nell’uomo molteplicità, spingendo ad un centro unificatore, che opera azioni di sintesi avvicinando sempre più il soggetto a realizzazioni di Sé più evolute. La relazione terapeutica, cosi come concepita in Psicosintesi, non va di pari passo con ciò che è chiamato il rapporto terapeutico nella specificità terapeutica. Il legame terapeutico crea i suoi rapporti interpersonali, creati spontaneamente in ogni interazione e modellati sulla tecnica e il particolare contesto terapeutico. Il paziente sottratto ad una visione rigida e stereotipata e predisposto all’incontro tra le parti che lo animano, riscopre nel rapporto terapeutico il pieno valore della propria individualità. Antonio Tallerini puntualizza come: “l’individuo analizza inizialmente il proprio livello di vita, creando cosi le premesse per un distanziamento tra il soggetto osservante e l’oggetto osservato. Cosi facendo si creano le premesse per operare una sintesi di personalità in un punto centrale. Attraverso l’analisi si crea la sintesi ovvero auto identificazione. Questo processo è un andare dal centro alla periferia e viceversa con una costante anche se impercettibile espansione. Tale movimento energetico anima la relazione rendendola spazio vitale da cui sia il terapeuta che il paziente traggono energie. Carmine Casale

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